Se si considerano i social come canali nei quali comunicare qualcosa, senza farsi influenzare dal numero dei like che si ricevono, si può gestire uno strumento davvero importante e utile.
Quanto sfruttiamo, o siamo sfruttati dai social? La domanda ha effettivamente una sua ragione, perché la linea di demarcazione è piuttosto labile, non facile da individuare.
Da un lato, infatti, siamo noi a utilizzare i social, beneficiando delle loro immense potenzialità; dall’altro però, magari senza nemmeno rendercene conto, prestiamo il fianco a possibili impieghi speculativi. Notizia di questi giorni: una nota star dì Hollywood, con un seguito di milioni di follower, ha deciso di abbandonare i social per la salvaguardia della sua salute mentale. Non riusciva a reggere il peso dei giudizi negativi (ma anche di quelli positivi) che venivano dati su di lei. D’altronde il fenomeno è noto e può colpire chiunque frequenti con una certa visibilità la rete.
“Con il tono giusto si può dire tutto, con quello sbagliato nulla: l’unica difficoltà onsiste nel trovare il tono.” – George Bernard Shaw
Si tratta di opinioni e pareri Qualche pratico consiglio di sopravvivenza rilasciati frettolosamente, spesso superficiali o privi di fondamento, che per quanto si cerchi di essere impermeabili possono incidere (anche pesantemente) sul nostro sistema nervoso. Ne sanno qual cosa gli psicologi.
Cosa fare allora? Come difendersi dai social?
È il caso di abbandonare i social, non pubblicare più nulla e limitarci a restare spettatori degli altrui post? Si ironizza spesso sul fatto che, in un certo senso, un utente social guarda dal “buco della serratura”, osserva silenziosamente quasi nell’ombra – ciò che gli altri pro pongono o gli vogliono proporre.
Peraltro, lo stesso utente può decidere di “scendere in campo”, mostrando qualcosa di sé e della sua vita.
Prima di iniziare a pubblicare, la domanda da porci è: a cosa servono i social?
Prima di iniziare a pubblicare, però, la domanda che dobbiamo porci è a cosa servano i social. Sembra banale, ma se ci daremo una risposta attendibile e sincera, forse potremo prendere dal mondo digitale quanto di buono esso offre.
Se si considerano i social come canali nei quali comunicare qualcosa, senza farsi influenzare dal numero dei like che si ricevono, si può gestire uno strumento davvero importante e utile.
In primis una stupefacente e facile opportunità di connessione con gli altri. Se infatti cominceremo a considerare i social come canali nei quali comunicare qualcosa di noi, senza farci influenzare dal numero di like che riceveremo, forse saremo in grado di gestire uno strumento che per noi stessi è davvero importante.
In fin dei conti anche noi siamo un brand.
Un esempio? Siete proprio sicuri che i vostri amici conoscano dettagliatamente il lavoro che svolgete e la vostra professionalità? Oppure il vostro pensiero su determinate questioni piuttosto che le vostre opinioni, gusti, passioni?
Desiderare far conoscere ad altre persone tutto o parte di ciò che fa parte del nostro bagaglio di conoscenze (luoghi, emozioni, esperienze), e volerlo condividere e “donare” è sicuramente un bel gesto. Attenzione però: non dobbiamo aspettarci nulla in cambio se lo facciamo saltuariamente.
Se invece pubblichiamo con coerenza e frequenza quegli aspetti che aiutano gli altri a sapere qualcosa di più, la riconoscenza arriva. Questo è sicuro. Il digital, come detto, è davvero un ottimo strumento per fare ciò. Ma se invece ci “mettiamo alla berlina”, esponendoci così al giudizio altrui (spesso soggettivo), allora il “gioco” può diventare un po’ pericoloso.
Quanto sfruttiamo i Social: Un solo linguaggio per tutti i social?
Un’altra domanda che dobbiamo porci è se si possa utilizzare lo stesso linguaggio in tutti i social.
La risposta è no. Ogni canale è infatti seguito e praticato da un determinato pubblico. Ne consegue che la comunicazione è differente.
Facebook, per esempio, è frequentato da persone con età superiore a quella degli utenti di Instagram, network che privilegia le immagini e, in particolare, i video.
Qui si possono trovare sempre più reel, cioè video brevi, che si possono guardare a schermo intero sul cellulare o mobile. Oggi le persone prediligono il mobile al computer o al tablet: su questo dispositivo un testo lungo e con immagini poco attrattive determina sicuramente un interesse inferiore.
Questo tipo di comunicazione è ancora più spinta su TikTok: l’età media dei suoi frequentatori si abbassa ancora e si interagisce solo attraverso i video.
Il discorso si ribalta su Twitter, sul quale converge un target di persone interessate a leggere notizie, testi brevi e immagini esplicative.
LinkedIn è il canale professionale per eccellenza, dove si possono trovare notizie e condividere approfondimenti con gli addetti ai lavori: è trasversale e il linguaggio utilizzato è diverso da
quello degli altri social.
Come sfruttare bene i Social
Per sfruttare appieno le potenzialità offerte dal digitale è necessario adottare un linguaggio adeguato
ma la cosa più importante è scegliere il canale più in linea con il nostro “stile” e le nostre esigenze. Per farlo dobbiamo però avere un “posizionamento”, allo stesso modo di come si opera con i marchi di prodotti.
In fin dei conti anche noi siamo un brand: si parla in questi casi di Personal branding, materia di studio e applicazione trattata.
Se desideriamo farci riconoscere ed essere apprezzati per alcune nostre caratteristiche, è quindi su questi elementi che dobbiamo concentrare il nostro piano di comunicazione.
Con una programmazione precisa degli argomenti da affrontare potremo “sfruttare” al meglio la forza del digitale, facendo in modo di essere meno “sfruttati”.
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